Ho poche, granitiche certezze in questa vita. Diffido delle verità rivelate, dei guru illuminati, dei comandamenti scritti su pietra. A maggior ragione quando si tratta di capire come gestire persone e non formule matematiche astratte.
Tutto ciò può costituire un notevole limite nella gestione della crescita ed educazione di un figlio, dove i dilemmi sono già all’ordine del giorno e il dubbio quotidiano può facilmente sconfinare in confusione esistenziale.
Mi hanno raccontato una storiella di recente, sul ruolo dei genitori e, in particolare, su quello del padre.
Immaginate che vostro figlio, ormai cresciuto e maggiorenne, debba sfortunatamente andare in guerra. Evento infausto che nessuno si augura, ovviamente, ma ricordate che nella vita di chiunque si combattono piccole e grandi guerre quotidiane.
Prima dell’invio al fronte vostro figlio dovrà frequentare tre mesi di addestramento e preparazione adeguata.
È noto che nella caserma presso cui è destinato ci sono due istruttori.
Il primo è soprannominato tenente “Figlio di puttana“: se le marce sono di quattro ore, lui le fa fare di cinque, è famoso per il rigore maniacale con cui fa smontare e montare le armi alle reclute, fino a che queste non sono in grado di farlo ad occhi chiusi. Qualsiasi violazione delle regole viene severamente punita e il termine “severamente” spesso è un eufemismo.
Il secondo è soprannominato “Biancaneve“: è un uomo di gran cuore, se capita che qualche giovane recluta si svegli un po’ pallida al mattino può succedere che le consigli di rimanere pure a letto a riposare un po’. Le sue marce durano sempre un po’ meno di quattro ore e, anche se il fucile non è perfettamente montato, spesso chiude un occhio.
Vostro figlio tra tre mesi andrà in guerra. Da chi vorreste che fosse addestrato?
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IL CATTIVO TENENTE
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